La ballata degli esclusi, Luxuria canta Faber

fabriziodeandreVladimir Luxuria sarà interprete protagonista de “La Ballata degli Esclusi: incontrando Faber”, il 24 Febbraio, nell’auditorium del Centro Sociale di Salerno, per celebrare e difendere i diritti civili attraverso il teatro e la musica.

Un recital scritto e diretto da Antonello De Rosa, ispirato al repertorio del cantautore genovese che più di tutti ha fondato la sua poetica sui diritti negati agli oppressi.

Lo spettacolo procede nel solco tracciato da Scena Teatro con il Cantico degli Esclusi, messa cantata ideata e voluta da Pasquale Petrosino, dedicata alla comunità Lgbt e ai divorziati: a tutti gli esclusi dalla comunità cattolica che non rinunciano a vivere la propria religiosità in una dimensione più libera e giusta che non preveda discriminazioni di genere.

Luxuria, qual è il suo legame con il repertorio di Faber?

«Profondo, mi sento un’anima salva, davvero. Proprio ora, mentre sono in treno per Putignano ascolto la traccia di apertura di quell’album, “Prinsesa”, che racchiude tutto il senso dello spettacolo. Il brano si ispira alla storia vera tratta della trasgender brasiliana Fernanda Farias de Albuquerque, racchiusa nell’autobiografia dell’ex brigatista Maurizio Iannelli. De Andrè lo conobbe quando era ancora in carcere e scrisse questo testo in cui dà grande dignità poetica a quella giovane contadina nata in un corpo maschile, cresciuta tra la noncuranza della madre.»

Ha provato quella stessa sensazione di abbandono, in gioventù?

«Quando avevo 14 anni, frequentavo la Chiesa di Santo Stefano a Foggia. Iniziavo a sentire i primi cambiamenti sulla mia natura che tendeva all’universo femminile. Mi confidai con il mio parroco che mi disse che dovevo reprimere questa sensazione: ho tenuto prigioniera questa principessa come in un castello, in attesa di un cavaliere che la liberasse. Più passava il tempo più diventavo rancorosa, cattiva, mi sentivo irrealizzata. Alla fine ho dovuto scegliere tra me e la chiesa e ho scelto me, non potevo restare in una casa in cui non ero più gradita. Da lì è iniziato un periodo allo sbando, è stato brutto, ho avvertito lo smarrimento. Poi, il buddismo mi ha spalancato le porte e mi ha aiutata: mi ha tirata su per i capelli.»

Poi si è convertita di nuovo al cattolicesimo, com’è accaduto?

«A distanza di anni, il mio cammino ha incrociato don Gallo. Con lui ho scoperto una Chiesa inclusiva, aperta agli ultimi. Mi ha messo in crisi e ho ripensato al mio diritto di essere cattolica. E ho scoperto che nel nuovo testamento non c’è nessuna condanna nei miei confronti. Ho fatto un percorso con lui fino alla sua morte. L’esclusione degli omossessuali dalla chiesa è frutto di una visione egoista. Sant’Agostino disse “Ama e fa ciò che vuoi”. Per fortuna, oggi ci sono molte associazioni di credenti vicine alla comunità Lgtb. Non c’è incompatibilità tra religione e amore tra persone dello stesso sesso. Del resto ci sono anche molti sacerdoti che praticano l’omosessualità ma com’è che si dice: fallo ma di nascosto. Bisognerebbe invece diffondere una sessualità consapevole, adulta e libera: la repressione sfocia sempre nella violenza, purtroppo. Bisogna arginare chi fomenta l’odio, soprattutto gli sciacalli che lo cavalcano per uno stipendio da parlamentare.»

Lei è stata la prima deputata trasgender, perché ha abbandonato la politica?

«Sono un po’ confusa, non saprei davvero con chi candidarmi. In futuro, vorrei impegnarmi sempre di più nella mia terra, nel Sud.»

Sul palco, la tribute band ufficiale di De André Volta La Carta, con i musicisti: Gaspare Di Lauri, Elisa Campagna, Federica Caso, Filomena De Gennaro, Tony Panico, Giuseppe Rinaldi, Donato Giachetta, Gianvincenzo Giudice, Giustina Gambardella, Angelo Saturno.

Intervista di Alessandra De Vita ufficio stampa Antonello De Rosa

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